"Io sono nato ad Ancona, sono italiano, in Italia ho lavorato, ho pagato le tasse, ho prestato il servizio militare, eppure da ragazzino quando si giocava a pallone con gli amici, ogni tanto qualcuno spariva e mi diceva che la mamma non voleva che giocasse con me perché ero ebreo. E anche con la mia prima fidanzata è andata così: ci siamo dovuti lasciare perché il padre non ha dato il suo consenso perché io ero ebreo.
Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, riceviamo l'attenzione di tutto il mondo, ma per i restanti 364 giorni diamo ancora fastidio, tant'è che ci sono, ancora oggi, episodi di persecuzione, ad esempio in Francia. Questo è un segnale pericoloso". Non risparmia parole di orgoglio per le Marche, convinto che ci sono state tantissime persone che hanno protetto gli ebrei mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei propri cari, così come ci sono state persone che li hanno venduti per cinquemila lire, perché quella era la cifra prestabilita per chi parlava.
"Le Marche hanno salvato molti ebrei e purtroppo molte storie non le conosceremo mai. I marchigiani sono persone splendide: anche i miei genitori sono stati salvati qui, mia madre a Monsano e mio padre a Porto Recanati. I marchigiani sono rudi, rustici, ma hanno un grande cuore ed è bello conoscere che persone umili hanno rischiato in proprio per salvare degli ebrei. Ed io sono orgoglioso di essere marchigiano!".
Cristiana Carnevali