Molti spunti su cui riflettere e la conoscenza più approfondita di un brillante progetto del territorio (anche se presente non solo qui), chiamato Rete del Sollievo. E’ questo il bagaglio di arricchimento legato all’incontro pubblico “malaMENTE” sul disagio psicosociale e i suoi riflessi sulla salute pubblica, organizzato dai Comuni di Agugliano, Polverigi e Camerata Picena. Quattro gli psicologi relatori che, oltre a introdurre l’argomento, hanno parlato in modo dettagliato della Rete del Sollievo, che per la sua peculiarità ha ricevuto un premio da Confindustria nel 2011. Ad avviare il discorso, introducendo il tema del disagio psicosociale, è stato il dott. Stefano Boni, che si occupa di psicotraumatologia, ovvero di tutti quegli stress che riguardano traumi che capitano a livello di comunità, come può essere, ad esempio, un terremoto. Ma il disagio psichico, oggi, è anche il risultato delle modalità sociali di vita, di un quotidiano che non ci rende mai soddisfatti di ciò che abbiamo, perché ogni traguardo raggiunto viene subito bruciato e superato da altre mete e altri obiettivi da raggiungere che ci fanno vivere con ansia e troppe aspettative. Certo su questo non facciamo mai mente locale: le brutte notizie che dominano il nostro aprire il giornale, accendere la tv o la radio, l’empatia che ci fa sentire vicini a certe vittime di atti criminali, di eventi traumatici, di disgrazie naturali, quel nostro modo di essere solidali con chi soffre, sono quanto di più traumatico per la psiche di personalità fragili, ma possono lasciare il segno anche in chi è in grado di trovare sempre una via di uscita, buttandosi tutto dietro le spalle. E soltanto pensare a questo ci fa capire come meritano rispetto e ammirazione gli psicologi, i psicoterapeuti, gli psichiatri, che entrano in contatto ogni giorno con storie di disagio, di difficoltà, di discriminazione, perché è ancora molto difficile ammettere di avere bisogno di un aiuto psicologico e lo è ancora di più accettarlo. Certo è una specializzazione che si persegue per passione, la stessa passione che traspare negli occhi della dott.ssa Assunta Lombardi, responsabile dell’Unità Operativa di Psicologia Clinica del Dipartimento di Salute Mentale ogni volta che, superate le oggettive difficoltà, parla della rete messa in piedi e dei risultati incoraggianti che si ottengono ogni giorno. Con le due psicologhe Roberta Sassi e Katia Santarelli, ha raccontato ai presenti la nascita del progetto Rete del Sollievo, dalla legge regionale 11/2001 che proprio nell’articolo 58 parlava di interventi per l’inclusione sociale dei soggetti con disagio psichico e delle loro famiglie. Già, le famiglie, perché quando si vive con un malato in casa, le famiglia tendono a chiudere il mondo fuori dalla loro porta fatta di dolore, privandosi di una necessaria condivisione e rischiando anche la cronicizzazione delle malattie. Gli individui che invece sono accolti nel progetto partecipano ad attività riabilitative e di integrazione sociale e anche, ove possibile, di reinserimenti socio lavorativi che permettono anche il conseguente svincolo dalle famiglie. Si eseguono attività di vario genere, ricreative, ludiche, di ascolto, di auto-mutuo-aiuto, culturali, ecc., soprattutto si condivide tutto, esperienze, dolore, disagio. “Prima pensavo di essere sola – ha detto una signora che fa parte di questo progetto e appartiene all’associazione Serenamente, nata come conseguenza alla Rete del Sollievo – poi ho scoperto che quelle persone avevano i miei stessi problemi, capivano il mio dolore, lo provavano come lo provo io. E questo ti permette di uscire dal guscio, di sentirti capita”.
La Rete del Sollievo si articola in due sportelli di ascolto, accoglienza e informazione. E’ interessante che gli sportelli siano fuori dal Centro di Igiene Mentale e dislocati sul territorio (uno a Chiaravalle e uno a Falconara). Devono valutare ogni richiesta e strutturare una risposta che sia consona al tipo di problematica rilevata. Arrivano alla valutazione degli sportelli persone inviate dallo psichiatra, da infermieri, dai servizi sociali o dal passaparola. Poi esistono i Gruppi di auto-mutuo-aiuto che sono rivolti ai familiari degli utenti con disagio psichico. Hanno il compito e l’obiettivo di favorire l’aggregazione, il confronto e il reciproco aiuto tra famiglie. Il Gruppo è un’opportunità per condividere e piano piano gli individui hanno cominciato ad aiutarsi tra loro e tra famiglie. Sono state sviluppate attività ricreative, ovvero momenti conviviali, cene, uscite tutti insieme, cinema, teatro, tutte attività che hanno avuto anche lo scopo terapeutico di far uscire le persone dall’isolamento, portandole verso attività precluse fino a quel momento. Sono state sviluppate anche attività di laboratorio, ma anche sportive, come la squadra di calcetto che si sta difendendo benissimo in molti tornei e poi musicoterapia, pet-therapy, fototerapia, corsi di ballo e di cucina, a seconda delle esigenze delle persone e delle famiglie. A supporto delle strutture socio-sanitarie, all’interno della Rete del Sollievo è entrata l’associazione Serenamente, nata ad opera delle famiglie con al loro interno persone con disagio psichico. L’associazione, che si autofinanzia anche attraverso raccolte fondi e pesche di beneficenza, si occupa delle uscite del sabato o della domenica con tanto di accompagnatori e ha sempre bisogno di una mano, non solo economica, ma anche di volontari disposti a collaborare. Una Rete, quindi, dove nulla è lasciato al caso e dove le persone e il loro benessere sono al centro di ogni intervento. Valeva la pena di conoscerla nel dettaglio, perché le buone pratiche hanno sempre un motivo in più per essere diffuse.
Cristiana Carnevali