Che rapporto c'è tra arte e sesso? No, non volevamo sapere quanto possa essere affascinante un artista al punto da ispirare pensieri erotici, ma intravedere nei grandi dipinti quello che oggi vediamo ovunque, in tv come nei cartelloni della strada. E l'erotismo nell'arte è stato il tema del secondo appuntamento di Villa Nappi con il ciclo di conferenze organizzate dalla Pro Loco in collaborazione con il Dopolavoro Ferroviario di Ancona. Scene esplicite di sesso, nell'arte, si sono avute e si hanno, nel pieno rispetto dei "permessi" che ci sono nella società e nel pensare comune... Nel senso che se si tratta di un tabù viene coperto o nascosto dietro simboli, se invece la società è libera e libertina, anche l'arte lo diventa. Ad esempio gli antichi greci e romani non avevano inibizioni e scene di sesso erano esplicitamente rappresentate come decorazioni delle pareti di casa, sotto gli occhi anche dei bambini.
Forte censura, come si può facilmente immaginare, nel Medioevo, periodo in cui molte raffigurazioni furono distrutte. Il nudo femminile veniva permesso solo se estremamente necessario e solo in rappresentazioni bibliche. Maggior apertura si ebbe nel Rinascimento, anche se molto spesso i riferimenti sessuali non erano espliciti, ma per così dire velati, ovvero nascosti dietro "simboli". Il frutto del fico e del melograno, la farfalla e la conchiglia erano espliciti riferimenti al sesso femminile, mentre banane e ancor di più zucchine e porri erano un chiaro simbolo del sesso maschile.
Andando avanti nel tempo, sempre più libertà, al punto che come reazione arrivarono nudi integrali, soprattutto femminili, ma anche ammonizioni per gli eccessi (vedi Magritte e Dalì). Oggi siamo di nuovo ai tempi dei greci e dei romani, con rappresentazioni erotiche piuttosto esplicite in qualsiasi forma di arte e non solo. Le conversazioni sull'arte di Villa Nappi proseguiranno il prossimo 27 luglio con "Quando la pazzia è ispirazione", conferenza di Daniela Paolini.
Cristiana Carnevali