Queste le donne che hanno animato la celebrazione di questa importante giornata, appuntamento ormai irrinunciabile di novembre, voluta fortemente dall'Amministrazione comunale, dalla Pro Loco e dall'assessore alla Cultura e ai Servizi Sociali Patrizia Lombardi. In una sala gremita di donne, ma con un nutrito gruppo di uomini, alla presenza del Sindaco di Polverigi Daniele Carnevali e del vicesindaco Massimo Paesani, si è preso atto che dopo un anno la situazione non è affatto cambiata: al 25 novembre 2017 le donne morte a causa della violenza di chi invece dovrebbe amarle, sono state in Italia 114, ancora lo stesso "ritmo" degli anni precedenti di una donna morta ogni 2/3 giorni.
"Il nostro è un Paese resistente!", ha affermato Antonella Ciccarelli di Punto V.O.C.E. (acronimo di Violenza - Offesa - Cura - Emancipazione). E non era soltanto il riferimento a una cadenza ancora troppo importante per abbassare la guardia, ma a un linguaggio tipico in Italia che dà connotazioni specifiche che rispecchiano ancora i vecchi schemi. Le donne sono ancora fragili, deboli, docili, per le donne si usano ancora aggettivi o meglio vezzeggiativi che non vanno affatto d'accordo con le enormi capacità che hanno, con una gestione della vita, del lavoro, dei sentimenti, della famiglia che le rende inarrivabili. Forse è anche qui che nasce l'inadeguatezza di colui che nell'immaginario collettivo italiano è virile, forte, d'acciaio. E forse, anche se apparentemente può sembrare l'uovo di Colombo, potrebbe essere questo il punto da cui partire: educazione e adeguamento. Anche del linguaggio. Che non significa usare assessora, sindaca, o chirurga, non è questo il problema!
Interessante anche l'esame fatto da Monica Massaccesi, un punto di vista dalla parte delle donne offese, non libere da colpe, ma verso se stesse: "perché il femminicidio si evidenzia a fine corsa, quando ormai c'è molto poco da poter fare, se non registrare l'ennesima vittima". Le donne dovrebbero non pensare che nel cosiddetto periodo "luna di miele" in cui gli uomini violenti giurano e spergiurano che non lo faranno più, che cambieranno, che saranno in grado di trattare la propria donna con rispetto, ecco, dovrebbero davvero smettere di pensare che questo avverrà e cedere alle lusinghe. Non è amore, né da una parte né dall'altra. Non c'è amore nella violenza e non c'è nemmeno amore (di sicuro non per se stesse e per i propri figli) nel credere che chi si è già mostrato violento potrà cambiare. Anzi. Di solito dopo la "luna di miele", arriva qualcosa di peggiore rispetto a tutto quello che c'è stato prima. E in questa posizione, le associazioni possono mettere in guardia, preparare, aiutare, ma non possono obbligare, anzi impedire alla donna di tornare sui propri passi. E qualcuna lo fa, perché si ragiona sempre con il cuore in certe situazioni!
Lo ha fatto anche Claudia Fofi, con un libro e uno spettacolo che si intitolano "Odio le ragioniere", di cui un estratto ha concluso l'appuntamento di Polverigi. Per fortuna il cuore le ha suggerito di superare creativamente un dolore grande come un tradimento. Nessuna violenza, ma una leggerezza incredibile nel giocare con la voce, una dolcezza punteggiata di feroce ironia con cui è passata sui racconti, le poesie, sulla storia di questa liaison con una ragioniera (ma poi era una ragioniera?).
Cristiana Carnevali