Cultura, saggezza popolare, vecchi saperi che rischiano di sparire... c'è una storia parallela alla storia ufficiale che ne ha la stessa dignità, ma che rischia di essere allontanata per sempre, con una conseguente perdita di un immenso patrimonio intangibile, proprio perché non è concentrata sugli avvenimenti, ma sulle tradizioni, le leggende, i modi di fare della cultura popolare, profondamente radicati sui territori e sul passato. Ed è con l'intenzione di non perderla che l'associazione Arkès, con sede a Polverigi, ha avviato una rassegna con un primo appuntamento-pilota, intitolandola "La bisaccia di San Cristoforo", patrono dei viandanti. Una bisaccia che hanno intenzione di riempire nel tempo di tutte quelle informazioni che si credevano perse, ma che per fortuna stanno riaffiorando, se pur a fatica. "Perché il paesaggio ci dà segnali di cui non sappiamo nulla - ha affermato Carlo Brunelli, relatore insieme a Jacopo Angelini - eppure per ogni scelta c'è una logica: perché quella chiesa si chiama così e perché fu costruita proprio in quel punto?".
Un viaggio alla riscoperta del passato e soprattutto di quel substrato culturale del nostro passato che ha determinato ciò che noi siamo, in termini di DNA, ma anche di evoluzione. Da questo è partito il primo incontro della rassegna, sul tema "La linea di San Michele e il culto dell'angelo", che attraverso diapositive, diagrammi e piccoli testi ha compiuto dei passi incredibili, arrivando non solo al culto di San Michele Arcangelo (patrono anche dei terremoti) anche nei territori delle Marche, ma al passaggio della famosa "linea" proprio sul Monte Vettore e sul lago di Pilato e in quella faglia che ha scatenato i più recenti terremoti nella regione. Interessante i paragoni tra S. Michele e Mercurio, Marte, Ercole, Mitra, Belenos-Apollo, proprio per le rappresentazioni "guerriere", tra mantelli, bastoni e spade, draghi e serpenti (animali che poi rappresentano proprio le correnti telluriche sotterranee). Simboli e storie che hanno portato l'appassionante discorso fino al culto della Sibilla o delle Sibille, dieci (o forse la stessa che si spostava?), con la Cimmeria che è proprio quella del nostro territorio, giunta nei Monti Tetrica (monti scuri) che grazie a lei divennero i Sibillini. E da qui si è parlato anche della leggenda della Sibilla e delle Sette Sorelle, leggenda si fa per dire, perché più che altro è stata una scoperta della ricercatrice Giovanna Poli, originaria della zona, che dopo un lungo lavoro, fatto anche di interviste a persone anziane che vivono nel territorio intorno a Montemonaco, Comune sui Sibillini, è venuta a conoscenza di questa storia: in pochi chilometri, nel Medioevo, sono state realizzate sette chiese che viste su una cartina, ricalcano perfettamente la costellazione della Vergine, ma al tempo stesso rappresentano anche una forma di sincretismo quasi da manuale, facendo incontrare la Vergine Maria alla Sibilla. D'altronde di questo aspetto è stato pieno tutto il pomeriggio culturale alla Chiesa del Sacramento di Polverigi, con tanti intrecci di divinità, rappresentazioni, Santi e simboli. C'è da augurarsi che la rassegna "La bisaccia di San Cristoforo", avviata in modo sperimentale, possa continuare nel suo percorso, arricchendosi di tanti altri appuntamenti e nuove "avventure", ampliando il bagaglio culturale dei "viaggiatori" che vorranno intraprendere questa via per conoscere sempre di più i territori, attraverso piccole storie che però sono in grado di fare la differenza, riportandoci un passato e un presente più chiari e ai quali possiamo dare risposte. Tradizioni, antiche credenze, l'arte della guarigione con le erbe, la medicina popolare, l'origine dei toponimi, le antiche leggende e i culti ad esse legate, l'intreccio magico di religioni diverse, con i loro personaggi e i loro simboli che a volte si sostituiscono gli uni agli altri e costituiscono la base dei nostri antichi saperi che vanno preservati e anzi diffusi. Magari così si potrà anche dare un senso a qualche ricordo legato ai nostri nonni, a quello che ci dicevano, ai loro suggerimenti, alle storie che ci raccontavano, a certe modalità con cui si accostavano alla quotidianità, alle cose di tutti i giorni e agli eventi straordinari. L'associazione Arkès da questi incontri ha intenzione di creare un "Libro della gente delle Marche", in cui non si darà spazio solo a date e avvenimenti, ma ad altro genere di storia, quella popolare, di cui non possiamo perdere traccia.
Cristiana Carnevali