"La calunnia è un venticello, un'auretta assai gentile, che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar"... L'esordio di Don Basilio che ha riportato a Polverigi e a VIlla Nappi il bravissimo Alessandro Colombo, è vero, mancava della notizia che a Siviglia era tornato il Conte di Almaviva, innamorato di Rosina (anche se il pubblico lo sapeva già, perché lo aveva visto!). La presenza muta del notaio alla fine del terzo atto (terzo???), è vero, mancava della celebrazione del matrimonio tra Rosina e il Conte... a suggellare un amore per il quale si è fatto il tifo per tutta la rappresentazione. Un fonico non solerte nella gestione dei microfoni ha permesso che la richiesta di forcine, dietro le quinte, si diffondesse per il parco alla velocità della luce, suscitando l'ilarità della platea, ma certo sono sciocchezze, di fronte alla bravura dei cantanti che hanno fatto risuonare le note e le parole de "Il Barbiere di Siviglia" nel parco di Villa Nappi. Una celebrazione doverosa a Rossini, perché come ha detto giustamente il direttore dell'Orchestra lirico - sinfonica di Roma, Maurizio Petrolo, arte, belcanto e cultura sono il patrimonio di questo nostro Belpaese, il nostro biglietto da visita nel mondo, ciò su cui si dovrebbe puntare maggiormente e il "cigno di Pesaro", come il "Leopardi da Recanati" o il "Raffaello da Urbino", sono il vanto del nostro territorio marchigiano.
Gioacchino Rossini, o Giovacchino Antonio, come è stato battezzato e come risulta all'anagrafe, o Gioachino, come in molti hanno deciso di chiamarlo in virtù di un corretto italiano d'altri tempi e della preferenza dello stesso Rossini (anche se si firmava sempre "G.Rossini"), tanto da rappresentare anche la scelta ufficiale della Fondazione Rossini, in occasione del 150° anniversario della sua morte, tra tante celebrazioni in tutto il mondo, ha fatto risuonare la sua musica anche tra gli alberi del parco di Villa Nappi, con una forza instancabile. Una rappresentazione, quella della consueta rappresentazione annuale di lirica a Polverigi, con un "Barbiere di Siviglia" vibrante di emozioni, a cominciare dalle voci: il sensuale Conte di Almaviva, rappresentato al meglio dal tenore Francesco Paolo Panni, la dolce e furba Rosina, con gli acuti della soprano Maria Carla Curia per il terzo anno consecutivo a Polverigi; lo strepitoso baritono Franco Rossi nei panni di un Figaro dalla voce potente ed estremamente comunicativo, che la diceva lunga anche con le espressioni del viso; ovviamente il già citato basso Don Basilio - Alessandro Colombo, ugualmente potente nella voce ed espressivo tra gesti e mimica facciale. Torna a Polverigi il baritono Luciano Matarazzo che lo scorso anno aveva interpretato il Barone Douphol nella Traviata e quest'anno ha vestito i panni del taccagno Don Bartolo, tutore di Rosina e più legato all'eredità di lei che alla vera volontà di sposarla per amore. Completano il quadro delle belle voci del Barbiere rossiniano il baritono Jeong Hwansoo, nel ruolo di Fiorello, servitore del Conte di Almaviva e poi nel ruolo del notaio che sposa Rosina e il Conte e Gilda Pennucci Molinaro, nel ruolo della serva Berta.
Soddisfatto il pubblico che ha acclamato cantanti e orchestra, riservando gli applausi più vigorosi per Figaro - Franco Rossi, tanto che, su richiesta del sindaco, Daniele Carnevali, ha concesso il bis del suo "tema" , la cavatina "Largo al factotum", cantata sollecitando la compartecipazione dei presenti nel parco di Villa Nappi che non si sono fatti pregare. Ultime note per l'Orchestra lirico - sinfonica di Roma, composta di tanti giovani e giovanissimi, tutti presi dalla musica, tra lo spartito e la direzione del maestro Maurizio Petrolo, che è un piacere guardarli. La regia è stata curata da Giovanna Muller che ha avuto anche il ruolo di voce narrante.
Cristiana Carnevali