Il ritratto, rispetto a tutta la pittura, ha sempre costituito un filone a sé: fino al Seicento non autonomo, ma su commissione e poi, pur se e quando libero da vincoli, non ha mai avuto lo stesso valore della cosiddetta "pittura di storia", di un dipinto cioè con scene mitologiche religiose, di storia antica. Addirittura nel secondo decennio del 1600, il marchese Giustiniani aveva stilato una sorta di gerarchia dei dipinti, mettendo il ritratto anche dopo la natura morta e il paesaggio. In pratica, probabilmente, tutto è relegato all'idea del "copiare", non del "creare" perché realizzare un ritratto era copiare su tela una faccia, un personaggio che rimaneva in posa per ore. Il ritratto era comunque e lo fu per molti anni, un dipinto per committenza, ovvero un accordo per denaro tra il pittore e... il proprietario della faccia. Proprio per questo motivo doveva essere rappresentato nel pieno della bellezza, del potere, del denaro, attraverso anche dettagli che ne costituiscono i simboli. Le donne ricche, ad esempio, tutte giovani, belle, ingioiellate, vestite di pizzi e broccati, magari anche con mantelli di pellicce pregiate. Ne è un esempio Eleonora da Toledo, moglie di Cosimo de' Medici e ritratta dal Bronzino non con una particolare attenzione ai lineamenti e alla bellezza, ma in uno sfarzo di abiti e gioielli di grande ricercatezza.
Se Leonardo, quindi, studiò i tratti che corrispondevano a particolari caratteristiche psicologiche, successivamente i tratti persero di significato, perché erano oggetti e ornamenti ad esprimere ricchezza e prestigio del soggetto. Quindi, come si diceva gioielli, tessuti preziosi, acconciature elaborate, ma anche simboli, spesso derivanti dalla pittura sacra, come il cane che rappresenta da sempre la fedeltà, l'ermellino (incorruttibilità) o i libri (cultura). Questa espressione del potere e della ricchezza accompagnò tutto il barocco e il rococò dell'arte. I migliori artisti erano quelli che sapevano meglio rappresentare ciò che si doveva evinceree ovviamente erano super richiesti: tanto per fare nomi Anthony van Dyck, Rubens, lo spagnolo Diego Velasquez. In Francia, con la potenza delle corti. Ma in costante evoluzione, da questo momento si cominciano a studiare e riprodurre le espressioni facciali: ne furono maestri Gian Lorenzo Bernini e Rembrandt, fino all'intimo rapporto tra forma e colore sviluppato dai pittori neoclassici, David, Gerard, Ingres. Un ritorno all'antico che sente subito di doversi modificare con il romanticismo, movimento dei sentimenti e che quindi doveva ritrovarli, anche fugaci, in un'espressione, indipendentemente dalla bellezza classica. Ne è caposcuola Hayez. Insomma una carrellata di artisti, spesso messi a confronto fra loro, proprio per evidenziare similitudini e differenze, fino ad arrivare agli impressionisti, a Cezanne, Van Gogh, Tolouse Lautrec e l'incredibile Boldini dal cui pennello sono nate immagini quasi fotografiche di donne bellissime per le quali lui sceglieva vestiti e gioielli, pur se privilegiava meglio un bottone a un prezioso. Pur se conclusi gli appuntamenti di Villa Nappi, l'associazione Ankon Cultura ha tenuto a precisare che continuerà a organizzare gite e incontri con conferenze che saranno annunciati sulla pagine Facebook dell'associazione.
Cristiana Carnevali