Altra cosa curiosa sono le bombe che sembrano thermos e i thermos che sembrano bombe e nessuno che potrà mai chiarirci se tutto questo sia casuale o se c'era il preciso intento di colpire, giocando proprio su questa somiglianza...
E poi ci sono i braccialetti che i soldati si facevano con le barrette di rame e di altri metalli che si trovavano intorno alle bombe, piccole attività che forse servivano a esorcizzare tutto quello di orribile che stava accadendo loro intorno.
E poi l'esaltazione di una guerra vinta, con tanto del comunicato storico del 4 novembre 1918, con cui Diaz annunciava la vittoria, trasformato in cartolina. E immagini del trionfo italiano ricche di simboli e di figure art decò. Le cartoline, soprattutto, molto più dei francobolli hanno celebrato i momenti della Grande Guerra, con il re Vittorio Emanuele, la regina Elena, alcune immagini femminili, disegni di soldati in campo di battaglia. E che dire de "Le serve al fronte", canto sull'aria di "Addio Bersagliere", con le parole di Giuseppe Bacali? Un testo che racconta di donne che non avevano alcuna intenzione di aspettare i fidanzati partiti per la guerra, ma volevano combattere, imparare a marciare, andare nelle trincee. C'è una Gina che dichiara: "Mi batterò alla baionetta", una Bice che vuole affrontare il nemico a colpi di cannone, una Rosa che vuol vedere scappare il nemico a causa delle sue azioni: "Ma se un tedesco potrò acciuffare, lo voglio arrosto cucinare e poi per fargli ancora molto onore, lo manderò così all'Imperatore...". Il testo è di un uomo, ma, fosse stato possibile, le donne sarebbero state davvero così?
Cristiana Carnevali