Sono solo alcuni degli ingredienti del primo romanzo storico di Giacomo Fratini, 23 anni, aguglianese DOC, anzi, per la verità proprio di Castel d'Emilio! La presentazione di "Il diario della verità perduta", edito da Efesto, evento nato dalla collaborazione tra l'Associazione "La Guglia", il Centro Opere Parrocchiali e il Centro Studi Storici di Agugliano e Castel d'Emilio, ha richiamato al cineteatro Ariston di Agugliano tantissime persone (quasi un sold out), anche per l'intensità dell'evento che lo stesso autore ha voluto costruirci intorno. Con l'introduzione e gli intermezzi musicali del M° Pierfrancesco Tordini che con la sua chitarra ha saputo scegliere brani che sottolineavano di volta in volta gli argomenti trattati, con le letture di alcuni passi del romanzo ad opera dell'animatore (e zio di Giacomo) Massimo Possanzini, con la presenza di relatori qualificati quali don Marco Morosetti, ex viceparroco di Agugliano, al quale è toccato relazionare dell'aspetto religioso e dell'eterno "duello" fra fede e scienza e Aroldo Berardi, punto di riferimento del Centro Studi Storici di Agugliano - Castel d'Emilio, che ha inquadrato storicamente il romanzo, ambientato a fine Ottocento, parlando anche di emigrazione verso le Americhe che in quel periodo storico rappresentò lo spostamento di masse importanti di europei, non tralasciando curiosità e legami con il territorio, per un'ora e mezzo si è dato sì il benvenuto a questa fatica di un giovane studioso, ma al tempo stesso si sono sviscerati argomenti di grande complessità, che però sono stati capaci di tenere inchiodato alle poltroncine il numeroso pubblico presente. Non nuovo a esperienze di editoria, avendo già pubblicato un volume di poesie dal titolo "Scorci Sfuggenti", con una tesi di laurea alla Facoltà di Economia di Ancona sui legami tra l'esoterismo e il potere economico, Giacomo Fratini non nasconde la sua immensa soddisfazione ritrovandosi il suo primo romanzo in mano, sorride mentre lo guarda, sa di averlo curato in ogni più piccolo particolare, a cominciare dalla copertina. Dice il proverbio che non si deve mai giudicare un libro dalla copertina, ma nel caso del romanzo "Il diario della verità perduta", si può farlo e capire già dal primo sguardo che in quel librone, di quasi cinquecento pagine, nulla è stato lasciato al caso. E basta poco per lasciarsi coinvolgere e travolgere dalla storia. Dopo appena poche pagine si entra subito nel mistero, nelle leggende, nei dubbi, in questo "gioco" eterno di sfida tra il Bene e il Male, dove la razionalità aiuta a non essere travolti, dove il protagonista, l'abate Bernard Valois, riporta con precisione tutto nel suo diario, raccontando alcune vicissitudini a volte spaventose, ma che, nella stragrande maggioranza delle situazioni, lo mostra coraggioso e pronto, salvo poi apparire per ciò che è, mettendo in evidenza la sua anima semplice e scrivendo fuori di casa, sul muro, con un gesso: "Bernard non vuole morire", con una tenerezza che sa anche di sfida verso un occulto che ancora non gli ha svelato i suoi contorni. Soprattutto, al di là della storia interessante, è bello scoprire un giovane come Giacomo e tanti altri giovani come lui, tra i suoi amici e i compagni di Università, vederli attenti e assorti in questo evento e con questo romanzo, per capire che il futuro è in buone mani!
Cristiana Carnevali