“Preparati all'un'ora
quest'è l'ultima cena
e con faccia serena
così Gesù parlò
e con faccia serena
così Gesù parlò
Disse sarò tradito
disse sarò negato
e Giuda disperato
rispose io non sarò
Alle tre i sacramenti
istituisce allor
e a lor tutti contenti
'l suo corpo dispensò
Alle quattro si mosse
con grande compassion
alle cinque nell'orto
il buon Gesù andò
Alle sei il Padre Eterno
dal re dei cieli andò
alle sette nell'orto
la turba lo menò
Alle otto una guanciata
al buon Gesù toccò
alle nove schiaffeggiato
allor Giuda si turbò
Alle dieci carcerato
il buon Gesù andò
quando che fu accusato
suonava l'undicior
Alle dodici Pilato
le mani si lavò
alle tredici di bianco
vestiro 'l salvator
Alle tredici di bianco
vestiro 'l salvator
con una canna in mano
per dargli più dolor
Coronato di spine
fu alle quindicior
dalle tempie divine
il sangue suo versò
Legato alla colonna
fu alle sedicior
battuto e flagellato
per Dio fu un gran dolor
Alle diciassettore
la penna sua doprò
in croce il redentore
all'or diciotto andò
Alle diciannovore
testamento donò
Gesù pieno d'amore
Giovanni a sé chiamò
Alle venti da bere
chiedeva il salvator
gustando aceto e fiele
solo per 'l peccator
Suonando le ventuno
la testa sua chinò
quell'alma santa e pura
all'eterno padre andò
Alle ventidueore
la lancia lo passò
con ferro e con parole
la costola gli piagò
Alle ventitreore
di croce lo levò
Maria con gran dolore
in braccio lo pigliò
Alle ventiquattrore
Gesù al sepolcro andò
solo per nostro amore
e a tutti ci salvò
Di sette giorni intanto
Gesù risuscitò
con gloria festa e canto
all'eterno padre andò”.
La cultura popolare, tramandando questi canti, ha mescolato un po' il sacro con il profano, a volte trascurando, a volte dimenticando. Questo "Orologio della Passione", ad esempio, canto popolare, certo, ma di natura religiosa, molti decenni fa, veniva cantato nelle aie, con i cantori seduti al centro e tutti gli altri, cappelli in mano, inginocchiati intorno, perché aveva il valore di una vera e propria preghiera.
Anche gli strumenti musicali che l'accompagnavano erano fortemente legati alle tradizioni popolari contadine, alle quali anche i canti appartenevano, con una fisarmonica che non mancava mai nei raduni della collettività legati a momenti particolari della vita dei campi, come la mietitura e la vendemmia, il tamburello, il cembalo o strumenti improvvisati e realizzati ad hoc per creare ritmi e per accompagnare il saltarello, tipica danza delle nostre parti che se ha perso un po' di smalto nell'Anconetano, sicuramente è ancora vivida e presente nel Maceratese e nell'Ascolano. Tra questi strumenti, particolarmente curioso è il “segone”, una specie di violino di legno, ma senza cassa di risonanza, che si suona con un archetto che è semplicemente un bastone munito di tacche e di sonagli.
"L'orologio della Passione" fa parte dei cosiddetti "canti rituali di questua", perché i cantori erano soliti ricevere del cibo e da bere in cambio delle loro performance. Di tradizione, infatti, la famiglia contadina e il mondo popolare in genere accettava volentieri di donare qualcosa dopo il canto di questua, perché significava propiziarsi salute e buoni raccolti, quindi offrivano tutto quello che faceva parte del loro lavoro quotidiano, ovvero uova, vino, pollame, formaggi, a volte anche prodotti del maiale che rappresentavano lussuria e fecondità. Oggi, invece, si regalano piccole somme di denaro. I canti popolari sono molto legati alla tradizione contadina e ai suoi cicli vitali: si va da quelli legati al solstizio d'inverno (ad esempio i Canti di Natale e la Pasquella) a quelli per la festa di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali, a quelli del ciclo primaverile (Passione) fino al Cantamaggio e alle feste d'estate.
Cristiana Carnevali