Il prossimo 4 agosto nel parco di Villa Nappi a Polverigi, con inizio alle ore 21.00, sarà portata in scena "La Traviata" di Giuseppe Verdi, con l'Orchestra lirico-sinfonica di Roma e il Coro lirico "G. Verdi" diretti dal M° Maurizio Petrolo, per la regia di Giovanna Muller. Ne saranno interpreti: la soprano Maria Carla Curia (Violetta Valery), il tenore Riccardo Cattaneo (Alfredo Germont), le due mezzosoprano Assunta Berlingieri (Flora, amica di Violetta) e Laura Malli (Annina, serva di Violetta), i baritoni Carlo Morini (Giorgio Germont) e Jeong Hwansoo (Barone Duphol), il basso profondo Nicola Ponfilio (Dottor Grenvil) e il tenore Giuseppe Tezzi (Giuseppe, il servo di Violetta).
Si narra che Giuseppe Verdi fu molto colpito quando assistette alla rappresentazione teatrale de "La dame aux camelias" (La signora delle camelie) di Alexandre Dumas figlio e questo perché la pièce gli richiamava alla mente alcune situazioni della sua vita: la malattia di sua moglie, Giuseppina Stepponi e anche le chiacchiere sul suo passato e soprattutto la sua condotta morale (prima di sposarsi con il grande musicista ebbe un figlio da un impresario teatrale con cui ebbe una relazione). Fu, quindi, una vera e propria folgorazione tanto che scrisse la sua opera in soli 40 giorni, componendola in parte nella villa degli editori Ricordi a Cadenabbia, sul lago di Como, con un'intenzione precisa di metterla in scena per il Carnevale del 1853. Fu aiutato per il libretto da Francesco Maria Piave, per un compenso di mille lire austriache. E tutto si svolse secondo i piani e la nuova opera fu rappresentata per la prima volta a Venezia, al Teatro La Fenice, il 6 marzo 1853 (Il Rigoletto, che fa parte della stessa "trilogia popolare" di opere con La Traviata e "Il trovatore" debuttò il 19 gennaio dello stesso anno). Il fiasco fu pressoché totale e questo fondamentalmente per tre motivi: l'inadeguatezza dei cantanti protagonisti, l'argomento scandalo per l'epoca puritana, l'ambientazione pressoché contemporanea. Verdi decise di stoppare le repliche, ma la ripropose l'anno successivo, il 15 maggio 1854, sempre a Venezia, al teatro San Benedetto, con un'ambientazione nel Settecento, anche se mantenne il valzer, ballo che stava conquistando l'Europa proprio a metà dell'Ottocento. Solo successivamente tornò al XIX secolo e a Parigi. Fu un trionfo e in più di 160 anni di vita "La Traviata" ha trionfato in tutto il mondo, raccogliendo ovunque consensi, tanto da diventare il melodramma più importante di Verdi. Aderisce alla linea romantica dell'epoca, suggerita da Alessandro Manzoni e ne rispetta tutti i canoni, tanto che il "sacrificio d'amore" diventa più vero nel libretto di Francesco Maria Piave che nell'opera di Dumas e "La Traviata" venne considerata dalla critica il primo esempio di melodramma verista.
L'opera è divisa in tre atti, il primo dei quali si apre con una festa che la protagonista principale, Violetta, dà a casa sua, in salotto, dove ha riunito un po' di amici e dove per la prima volta si trova Alfredo Germont, segretamente innamorato di lei. E quando lei propone il brindisi a tutti gli amici presenti, ecco la prima aria tra le più celebri, ovvero "Libiam ne’ lieti calici". Si aprono quindi le danze, ma Violetta ha un accesso di tosse che la frena. L'assiste Alfredo che non perde l'occasione di parlarle d'amore, con la musica della festa e dei balli in sottofondo, ma lei si dichiara disposta solo all'amicizia. Si mescolano agli altri nella festa che sta per finire, non prima di essersi dati appuntamento al giorno dopo, ma le parole d'amore di Alfredo rendono la notte di Violetta insonne, divisa tra la volontà di andare avanti con la sua vita indipendente e gaudente e la speranza di aver trovato finalmente il suo primo, vero amore.
Il secondo atto si apre in una casa di campagna di Parigi, dove Alfredo e Violetta vivono il loro tranquillo ménage. Violetta è economicamente a terra e quando Alfredo viene a conoscenza di questi problemi economici, torna a Parigi per cercare una soluzione. Ma a casa sua arriva suo padre che, in un duetto emozionante, chiede alla donna di lasciare il figlio, troncando la peccaminosa convivenza. Violetta cerca di resistere, ma il vecchio Germont è irremovibile e cinico e lei cede e si accorda con il padre affinché Alfredo possa, dopo la sua morte, essere messo a conoscenza del suo sacrificio d'amore. Così comincia a scrivere la sua lettera d'addio per il suo innamorato. Un momento intenso, reso ancora più commovente da un'altra delle romanze più famose dell'opera, ovvero "Amami Alfredo". Violetta scappa a Parigi e Alfredo, letta la lettera d'addio, si fa consolare dal padre che nel frattempo era rimasto nei paraggi della casa di campagna, proprio per cogliere il momento propizio e rinconquistare la fiducia del figlio. Vede sul tavolo un invito di Flora Bervoix, amica di Violetta e decide di partecipare a quella festa per vendicarsi. Si reca alla festa dove Violetta si presenta con il barone Douphol, suo nuovo amante. Alfredo sbanca al tavolo da gioco. Anche il rivale. La tensione cresce e Violetta tenta di parlargli, di condurlo alla ragione, ma in uno scontro verbale tra i due Alfredo chiama tutti i presenti a raccolta e denuncia la condotta di Violetta, gettandole ai piedi una borsa di danaro come pagamento per il periodo trascorso insieme. L'atto termina con l'arrivo del padre di Alfredo che lo riprende per il comportamento indecoroso, il rimorso dello stesso Alfredo, la sofferenza di Violetta e le sue rimostranze e la comprensione dei presenti.
Nel terzo e ultimo atto, Violetta è stesa nella propria camera da letto, ormai morente. Dalla strada giungono canti e musica perché si sta festeggiando il carnevale parigino, ma lei è ormai povera e sola, oltre che a un passo dalla fine. L'unica consolazione le arriva da una lettera ricevuta dal padre di Alfredo che la informa che dopo il duello con il Barone, il giovane ha lasciato la Francia, ma conosciuta la verità, sta tornando per farsi perdonare dalla sua amata e in effetti Alfredo arriva, corre tra le braccia della sua donna, insieme fanno progetti per il futuro e mentre entra in scena anche Giorgio Germont, Violetta dona ad Alfredo un medaglione con il proprio ritratto affinché lui non la dimentichi e muore.
Cristiana Carnevali