Cristiana Carnevali
Dopo l'appuntamento saltato all'ultimo minuto con Rodolfo Bersaglia e il suo "Ancona Horror" (sarà recuperato in autunno) per un acquazzone improvviso che ha colpito l'anfiteatro di Agugliano, finalmente è stata inaugurata la mini-rassegna "Marche, ade' se ride!" con Piero Massimo Macchini, marchigiano di Fermo, dalla comicità dirompente. Nel suo spettacolo "Radical grezzo, provincialotto a km zero", nonostante la messa in mostra di innumerevoli doti di artista eclettico (dalla danza "robotica" alla prestidigitazione, alle barzellette, alla recitazione), è stato nel suo andare a ruota libera, improvvisando, che ha colpito di più il numeroso publico presente ad Agugliano. Non si è perso, ad esempio, l'ingresso di nessuno dei ritardari, probabilmente agevolato anche dalla disposizione del palco rispetto all'ingresso nell'anfiteatro, distribuendo per ciascuno battute su abbigliamento, provenienza, camminata, assegnando i posti, individuando per tutti i posti rimasti liberi in mezzo al pubblico. Ha preso anche il telefono dalle mani di una spettatrice della prima fila che stava parlando (ma si può mai parlare al telefono in teatro e pure a voce alta?), continuando egli stesso la conversazione e aggiornando il malcapitato sui prossimi spettacoli, sul fatto che si trovasse davanti a un pubblico e che stesse facendo uno spettacolo... Battuta su battuta, ha messo in piedi una specie di tormentone per cui le persone hanno partecipato attivamente, dimostrando di aver gradito e soprattutto di avere una gran voglia di divertirsi. "Un cono, due palle", a proposito del gelato di cui Agugliano è centro privilegiato, alla fine è diventato il leit-motiv della serata, insieme al ciauscolo che, ha ammesso, ama tanto (e con lui, ovviamente anche i suoi personaggi) e del quale gli è presa una voglia matta proprio a Londra! Ciauscolo uguale nostalgia di casa... Già, infatti durante lo spettacolo ha raccontato un po' del vissuto del provincialotto in giro per il mondo, che quando telefonata alla mamma la "sbecca" sempre mentre fa merenda con il ciauscolo... Londra così, Roma così, meglio decidere di voler stare nelle Marche e magari diventare il più grande attore delle Marche, nonostante, anzi in virtù proprio del suo essere un provincialotto a chilometri zero, un "radical grezzo" che affronta tutto, ma proprio tutto, con il sorriso sulle labbra! E di questi tempi la positività è di sicuro merce preziosa! D'altronde, come recita la bustina dello zucchero per il caffè (che sa tanto di cioccolatini di Forrest Gump) che si è premurato di leggere, la vita è un palcoscenico e sta a noi decidere da che parte stare, se fare gli attori o gli spettatori e Piero Massimo Macchini ha scelto la prima opzione (che per altro gli riesce benissimo!). Due cose su tutte hanno sottolineato che al di là del provincialotto a chilometri zero è orgoglioso di essere marchigiano: la prima, sottolineando che non è sua, ma è ugualmente da riportare, l'ha lanciata al pubblico come un fiore, dopo aver parlato di questa nostra terra sismica, spesso devastata dal terremoto, ma "se lì sotto c'è l'inferno, allora questo qui sopra è il Paradiso"; la seconda è ugualmente una carezza per la nostra amata terra, perché "se l'Italia è a forma di stivale, allora è stata creata nelle Marche"!
Cristiana Carnevali
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E al Festival nazionale del Teatro dialettale di Agugliano arrivò anche il primo lavoro impegnativo, con un testo moderno e un dramma della solitudine. "Le cinque rose di Jennifer" della Compagnia di Pozzuoli (NA) "Vulimm' Vulà", non nuovi alla competizione del Premio La Guglia d'Oro, ha fatto scendere un silenzio partecipe in tutto l'anfiteatro al Parco delle Querce. Il lavoro del commediografo Annibale Rucello (nato a Castellamare di Stabia nel 1956 e morto prematuramente in un incidente stradale sulla Roma-Napoli nel 1986) è sicuramente uno spaccato di molte realtà sommerse del nostro Paese. Protagonista è un travestito, poco attraente, quasi una caricatura, nel suo essere esagerato negli squillanti vestiti e nelle parrucche, ma anche nel suo essere trascurato, con un velo di barba, spesso dimesso, senza ceretta, ma con lo smalto alle unghie. Nome "d'arte": Jennifer, attività: in attesa da tre mesi di una telefona di Franco... il suo ingegnere di Genova, incontrato in discoteca e che l'ha riempita di promesse dopo una notte di sesso. Struggente diventa, quindi, l'attesa spasmodica di questa telefonata di Franco, il cuore in gola ad ogni squillo, il volume della radio da abbassare di corsa. Già, la radio, perché quando si è innamorati le canzoni accarezzano il cuore (e la playlist del lavoro teatrale è veramente bellissima sotto questo punto di vista!), ma soprattutto quando si è soli e razionalmente si vuole allontanare il pensiero di questa solitudine opprimente anche quattro chiacchiere in libertà fanno passare il tempo. Tant'è che approfittando di una serie di problemi alle linee del telefono a causa di alcuni lavori in corso, tanto che tutte le chiamate sembrano dirottate a casa di Jennifer, si accontenta di fare due chiacchiere pure con chi ha sbagliato numero, pur di sentirsi meno sola, pur di raccontare quelli che sono solo i suoi sogni, pur di immaginare come reale la vita che vorrebbe, ma non ha. Emblematica anche quella cornice che stringe al petto, mentre ascolta le canzoni più belle di Mina. Apparentemente lo spettatore può pensare che vi sia una foto del famoso Franco, ma la sorpresa stringe il cuore quando, una volta girata la cornice si scopre che in realtà non contiene foto, Jennifer se l'è solo e sempre immaginata quella faccia, magari pure sorridente o che le lanciava un bacio: l'immagine del suo amore non l'ha mai avuta, a quella tavola così apparecchiata con cura per due si è seduta sempre e solo lei, quei vestiti così vistosi e le parrucche e il trucco... le servono solo per fare dalla sedia al divano, ascoltanto la musica, cantando, accennando dei passi di danza, così come quella telefonata che non è mai arrivata e che non arriverà mai. Realizzare all'improvviso questa amara realtà che ha cercato per lungo tempo di nascondere anche a se stessa, la costringere a una sola azione, obbligatoria, risolutoria e altamente drammatica, il suicidio. Si spara un colpo in bocca, mentre stringe le sue amate rose rosse che comprava fresche ogni giorno perché facessero bella mostra di sé sul vaso sopra il tavolo. In attesa di Franco. Come ogni giorno degli ultimi tre mesi.
Grande attenzione e partecipazione del pubblico che ha assistito quasi ammutolito al consumarsi della storia così disperata e triste ed ha particolarmente gradito le canzoni, classici italiani di Mina, Ornella Vanoni, Milva, Patti Pravo, più un'apertura e una chiusura in perfetto stile melodramma, dalle opere "Norma" e "Madama Butterfly". Bravo Gennaro Saturnino, regista e attore nei panni di Jennifer, il suo tocco di napoletaneità attraverso le espressioni più tipiche e moderne è stato fantastico. Brava Anna, la vicina di casa, ovvero l'attrice Roberta Principe, capace di mantenere un'espressione cupa e depressa pure quando era in vena di battute! Insomma, il Festival nazionale di Teatro dialettale sta entrando nel vivo... Cristiana Carnevali Ancora sul "classico" la seconda serata del Festival nazionale del Teatro dialettale di Agugliano (AN), edizione 2018, che è in pieno svolgimento nell'Anfiteatro al Parco delle Querce, nei pressi degli impianti sportivi di Agugliano. "Ultimo scugnizzo" è un lavoro del grande commediografo di fine Ottocento Raffaele Viviani (1888 - 1950), un testo super-rappresentato che ha avuto anche versioni cinematografiche, prima fra tutte quella che aveva lo stesso Raffaele Viviani nei panni di Antonio Esposito del 1938 per la regia di Gennaro Righelli. Il film fu giudicato positivamente nel complesso, ma il Viviani fu sommerso di critiche perché come scrisse il critico Luigi Chiarelli: "Quando parla italiano la sua voce non riesce a trovare le giuste intonazioni. Raffaele Viviani è costituzionalmente un dialettale e non deve tradire la sua natura". E a pensarci bene, al cinema come a teatro, senza quel tocco di napoletaneità non sarebbe la stessa cosa! Ne è un esempio Nino D'angelo, scugnizzo più recente. Ma tornando al Festival... La storia, si diceva, è vecchia e collaudata. In queste situazioni è soltanto la bravura degli attori a renderlo sempre nuovo e accattivante, come è successo ad Agugliano con la Compagnia "30 Allora" di Casagiove, in provincia di Caserta. Questo numeroso gruppo di attori ha tenuto incollati gli spettatori per tre ore, senza il minimo cenno di cedimento, ma anzi con numerosi applausi a scena aperta e un consenso unanime alla fine dello spettacolo che ha "costretto" il primo attore a riprendere la parola per ringraziare tutti! Difficile trovare qualcuno che sia emerso tra i personaggi, ognuno con una caratteristica specifica e importante a rendere speciale questa seconda serata di Festival ad Agugliano. La coralità compatta e formata da grandi professionisti, capaci di recitare, cantare, ballare, ha riempito la scena con i propri personaggi, ognuno con il suo, dando il proprio contributo e confrontandosi (a distanza e nell'immaginario collettivo) con il cavallo di battaglia di molti attori affermati, ma senza timore di sfigurare. Davvero tutti bravi! Curata la scenografia, con un faticoso cambio per ognuno dei tre atti. Particolarmente interessante quella del secondo atto, un basso napoletano fatto di bottegucce e povertà, ma dove si fa musica con niente, una scopa, una cassetta di legno della frutta, il fondo di una pentola percosso con un cucchiaio di legno... La storia è sempre quella: Antonio Esposito, un giovanotto napoletano un po' scapestrato, aspetta un figlio dalla sua fidanzata Maria. Decide allora di prendersi le proprie responsabilità e di mettere la testa a posto. Si mette così alla ricerca di un lavoro e attraverso vari espedienti riesce a farsi assumere dall'avvocato Razzulli come segretario. La sua bontà di fondo fa breccia anche nel cuore della famiglia del legale, inizialmente diffidente. Antonio così, percorrendo le mille strade e i sentieri, a volte contorti, della legge, risolve non poche situazioni, diventa amico di tutti in Tribunale (e non solo lì ma si guadagna l'amicizia anche del maestro in pensione Dante Sarchiapone, al quale ha soffiato il posto di segretario dell'avvocato), ottiene favori e consensi e dà così una svolta alla sua vita. E la scena finale, scelta dal regista e protagonista Vincenzo Russo è davvero di grande effetto! Il piccolo scugnizzo, che rappresenta tutto il passato di Antonio Esposito intento a osservare il suo oggi, è una favola e una sorpresa estremamente gradita, un tocco magico che arriva dritto al cuore e che conclude degnamente un lavoro di grande effetto. Specializzata nelle opere teatrali firmate da Peppino ed Eduardo De Filippo, Eduardo Scarpetta e molti dei classici napoletani, la Compagnia "30 Allora" e non è difficile crederlo, ha vinto numerosi premi in giro per l'Italia e anche in questa estate 2018 sono super-impegnati nella loro tournée. Da mettere in evidenza, a parte l'efficacia di Vincenzo Russo, come regista e come attore, tutto il resto della Compagnia "30 Allora": Goffredo Laugeni (Dante Sarchiapone), Stefano D'Ambrosio (avv. Razzulli), Maria detta Champagne (così come è stata presentata a fine rappresentazione l'interprete di Donna Palmira), Carla Lettiero (la fidanzata Maria Cacace), Carla Ferrara (una bravissima Donna Rosa, moglie isterica dell'avvocato, capace di mettere in riga tutta la famiglia con quattro urli), Simona Campanile (Nannarella), Francesco Martucci (giovane fornaio), Bruno Massaro (Peppe o' navigante), Francesco Pisano (Scugnizzo e Pasqualino, figlio combinaguai dell'avvocato Razzulli) Letizia Massaro (Elvira), Annamaria Menditto (tenerissima vecchietta che si lamenta dei canti e balli degli ex scugnizzi e delle loro fidanzate), Peppe Petriccione (fornaio), Michela Perrotta (Assunta), Rina Dello Stritto (Rusella), Alessia Tiscione ('Ngiulina), Fabrizio Cinque (Eduardo Scugnizzo) e Giovanni Carozza (ultimo a entrare in ordine di tempo, giusto un attimo prima della conclusione dello spettacolo, piccolo scugnizzo che rappresenta Antonio Esposito da piccolo). Cristiana Carnevali |
AutriciSiamo donne, di Polverigi e intorno al pentolone della marmellata ci divertiamo davvero! Archivio
Luglio 2022
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